venerdì 26 marzo 2010
















PREPARAZIONE DELL'IMPASTO ARGILLOSO


L'argilla, prelevata dalla cava, viene trasportatata nell'azienda e viene sistemata in una apposita aia dove subirà una stagionatura di circa un anno durante il quale, le sostanze organiche ancora presenti, possono trasformarsi a seguito del processo di ossigenazione favorito dal susseguirsi degli agenti atmosferici. Dopo la stagionatura viene prelevata e portata in un grosso Scioglitore o Turbodissolutore dove si scioglierà con l'acqua che ha il compito di effettuare il lavaggio dell'argilla e di disperdere i sali solubili.







A seguito della scioglitura, l'impasto liquido di argilla viene fatto passare in un apposito Setaccio vibrante, che ha lo scopo di trattenere le impurita' presenti nell'argilla e le particelle più granulose. Setacciata viene convogliata in una fossa di contenimento dove un Agitatore lento la mantiene costantemente in sospensione evitando che si depositi sul fondo. Dalla vasca di contenimento, mediante una Pompa a Membrana viene condotta e compressa in una Filtropressa costituita da un insieme di piastre rivestite da teli filtranti che permetto la separazione dell'acqua dall'argilla ed il rassodamento di quest'ultima. Dopo un tempo di 6/8 ore l'argilla viene tratta fuori dai dischi e portata alla fase di impastamento e degassazione, attraverso delle apposite macchine chiamate Impastatrici-degassatrici nelle quali l'argilla viene omogeneizzata in assenza di aria.



FOGGIATURA


Dalla bocca di uscita delle impastatrici degassatrici, l'argilla viene portata alle varie lavorazioni che possono essere eseguite o manualmente o con l'aiuto di macchine per la foggiatura mediante stampaggio.







Foggiatura manuale: la tornitura manuale eseguita sul tornio, viene utilizzata per la foggiatura di vasellame o di oggettistica tonda, il torniante infatti, con il solo aiuto delle mani, riesce a conferire all'argilla la forma desiderata.







Foggiatura per pressatura: Per la realizzazione di oggetti dei quali occorre riprodurre celermente un gran numero di pezzi, si adotta la tecnica della foggiatura per stampaggio, con l'uso di Presse idrauliche sulle quali viene montato un apposito stampo.







Foggiatura per colaggio: In questo caso si adottano argille caoliniche di colorazione biancastra, le qauli vengono sciolte in acqua insieme ad un fluidificante quale il silicato di sodio, la barbottina così ottenuta, viene colata in appositi stampi dove staziona per circa un'ora al trascorrere della quale lo stampo viene svuotato e quindi aperto allo scopo di togliere e rifinire l'oggetto formatosi attorno alle pareti interne dello stampo.







ESSICAZIONE







Gli oggetti foggiati, necessitano di un tempo di essicazione per l' evaporazione dell'acqua residua contenuta nell'argilla. Questo processo può avviene naturalmente esponendo gli oggetti all'aria, o forzato mediante l'uso degli essicatori.







PRIMA COTTURA







Una volta essicati i manufatti vengono posti in un Forno che può essere alimentato elettricamente o a gas. La prima cottura in circa 12 ore, porterà gli oggetti ad una temperatura di circa 1000 gradi centigradi, ne segue poi il successivo e graduale raffreddamento, che avviene naturalmente per dissipazione del calore, o forzatamente in circa 24/48 ore, secondo le dimensioni degli oggetti e la massa che è stata posta in cottura.













smaltatura





Dopo la prima cottura gli oggetti possono essere sottoposti alla smaltatura che viene effettuata manualmente per immersione dell'oggetto in una soluzione acquosa di smalto. Lo smalto è costituito da una composizione di vetro , di opacizzanti e di fondenti finissimamente macinati in un apposito mulino, nel rapporto di composizione dato dalla temperatura a cui lo si dovrà sottoporre. La smaltatura puo' essere anche effettuata con aerografo in una apposita cabina. Essa serve a rivestire la superficie dell'oggetto sulla quale sara' poi applicata la decorazione.



















DECORAZIONE







Nell'artigianato ceramico la decorazione viene effettuata a mano da valenti decoratori, capaci di esprimere sulla superficie dello smalto, dei decori applicati con adeguati pennelli in modo da rivestire l'oggetto con decori di senso compiuto. A tale scopo, si utilizzano dei colori ceramici costituiti da ossidi minerali o metallici misti a fondenti, nella giusta quantità rapportata alla temperatura della seconda cottura. La maggiore o minore armonizzazione tra il decoro applicato, l'uso del colore e la forma dell'oggetto costituiranno poi gli elementi di valutazione qualitativa dei manufatti.







SECONDA COTTURA







Dopo la decorazione l'oggetto viene posto nuovamente in forno per essere sottoposto ad una seconda cottura che in 8/10 ore porterà gli oggetti alla temperatura di 920/950 gradi centigradi con un tempo di raffreddamento ulteriore di circa 18/24 ore. Ne risulta un manufatto di elevato pregio, conosciuto col nome di maiolica, che ha reso Caltagirone uno dei maggiori centri di produzione.







prodotto finito

storia delle teste di moro

STORIA DELLE TESTE ANTROPOMORFE O TESTE DI MORO

Vere e proprie sculture tipiche dell’artigianato ceramico siciliano dette anche “TESTE DI MORO”.
Tale denominazione nasce dalla leggenda che narra di una bellissima fanciulla palermitana che viveva nel quartiere popolare della Kalza durante la dominazione araba, attorno l’anno mille. La sua pelle era rosea come i fiori di pesco nella loro piena fioritura, i suoi occhi sembravano rispecchiare l’azzurro mare del golfo di Palermo.
Segregata in casa passava le sue giornate curando i fiori sul suo balcone. Un giorno la vide un giovane moro che si trovava a passare sotto il suo balcone e, colpito da tanta bellezza, decise di volerla fare sua. Senza indugio entrò in casa della ragazza e le dichiarò il suo amore, la fanciulla colpita da tanto ardore gli si concesse. Dopo qualche tempo la fanciulla scoprì che il suo bel moro presto l’avrebbe lasciata per tornare nel proprio paese dove l’attendevano la moglie e i figli.
La fanciulla attese la notte e mentre il moro dormiva lo uccise, lo decapitò e della testa ne fece un vaso in cui piantò del basilico che mise in bella mostra sul balcone, così il moro rimase per sempre con lei.
Il basilico intanto cresceva rigoglioso destando l’invidia degli abitanti del quartiere i quali, per non essere da meno, si fecero fabbricare dei vasi di terracotta con le sembianze umane.


martedì 16 marzo 2010

storia di caltagirone


la storia di caltagirone citta' della ceramica


La Città di Caltagirone sorge alle sommità di un monte (monte Caltagirone) che separa la piana di Gela da quella di Catania. Il territorio è ricco di siti archeologici (S.Mauro, Montagna, S.Ippolito ecc.) che testimoniano insediamenti fin dall' epoca preistorica. In occasione di campagne di scavi sono stati reperiti diversi manufatti, anche in terracotta, risalenti ad epoca preellenistica. L' utilizzazione dell' argilla, presente in gran quantità nel territorio Calatino, è occasione di sviluppo artigianale ed economico già nel sec. VII a.C. per divenire, attorno al sec. V a.C., più raffinata e riconoscibile.



Con gli Arabi, Caltagirone conosce un periodo fiorente sia in agricoltura che in altri settori e, certamente, nella produzione di manufatti in terracotta che divengono maiolica grazie alla tecnica dell'invetriatura importata dai Saraceni.
La ceramica di Caltagirone, costituita a quel tempo da manufatti di uso giornaliero, si diffonde rapidamente in tutta la Sicilia. In seguito i “cannatari”(fabbricatori di brocche)” , i “ciaramitari” (fabbricatori di tegole), gli “stovigliari” (fabbricatori di stoviglie), ebbero riconoscimento della loro valentia tanto che la ceramica di Caltagirone poteva circolare liberamente nel Regno di Sicilia in esenzione da tasse.
Purtroppo il terremoto del 1693, nefasto per tutta la Sicilia orientale, oltre a far crollare gran parte della Città, mandò in rovina quasi tutti i manufatti antichi in ceramica che si erano conservati fino a quel momemto. Fortunatamente, la diffusione della ceramica di Caltagirone permette di ritrovare oggetti di epoca precedente al terremoto in collezioni sparse nel mondo.


La ricostruzione impegnò grandemente gli amministratori della Città, i Senatori, che diedero commissione alle migliori maestranze. Furono aperte nuove strade a valle del nucleo originario e la città assunse l’aspetto barocco che ancor oggi possiamo ammirare.
Ai primi dell’800 inizia la fiorente attività dei figurinai che inizialmente produssero esclusivamente pastori da presepe. Nel 1848 il figurinaio Giacomo Bongiovanni si impegnò a fornire al Comune di Caltagirone annualmente quattro gruppi di figurine per il corrispettivo di settentadue ducati annui.
Il Bongiovanni ebbe il merito di vestire le sue figurine di argilla. Prima di lui, soltanto le teste , le mani ed i piedi erano di argilla ed il resto del corpo era costituito da stoffa o carta pesta alla maniera dei pupi napoletani. Figurinai che si distinsero nel tempo sono da ricordare i Morretta, i Bonanno, i Bongiovanni Vaccaro, per giungere ai nostri tempi con gli Scuto, i Branciforti, i Romano, i Patrì, il Raimondo, il Biondo ecc.


Nell’800 la ceramica trova diffusa utilizzazione in architettura tanto che si costruiscono capolavori quali la Villa Carolina, poi Vittorio Emanuele, con arredi del Basile realizzati dalla fabbrica Vella di Caltagirone, o il Cimitero in stile Neogotico, nel quale il Progettista Nicastro volle tutti i particolari architettonici in terracotta sicchè costituisce un esempio unico nel suo genere. Anche il Giardino Pubblico è un importante esempio dei vari stili artistici di cui Caltagirone è ricca, si può ammirare infatti la balconata del teatrino in stile Liberty, i vasi e le statue in stile Barocco ed il gazebo di squisito gusto Arabo. L’ultimo grande lavoro pubblico che ha visto impiegata la ceramica è il rivestimento dei frontali dei gradini della famosa scala di Maria SS. del Monte realizzato negli anni ’50 dalla Scuola d’Arte di Caltagirone diretta dal Prof. Antonino Ragona al quale si deve anche l’istituzione del Museo della Ceramica. Questa scala , in occasione dei festeggiamenti di luglio in onore del Patrono S.Giacomo, viene illuminata da migliaia di lucerne ad olio che disegnano splendidi arazzi. Questa antica tradizione è stata codificata a metà dell’800 dal francescano Padre Benedetto Papale


Oggi Caltagirone offre ai visitatori un centro storico nel quale convivono edifici medioevali, barocchi, liberty che ha il cuore nella vecchia piazza della Loggia (Municipio) delimitata dal maestoso Palazzo dell’Aquila, dalla Corte Capitaniale, dal Palazzo Gravina con il lungo balcone gaginesco e dalla Galleria Luigi Sturzo nel cui interno è il più grande pannello di ceramica mai realizzato, nel quale il Maestro Pino Romano ha rappresentato la battaglia di Judica che vide vincitori i Calatini sui Saraceni. Tale evento diede inizio alla potenza di Caltagirone che fu infeudata della Baronia di Camopietro.